4. Valium: vita vissuta (e assopita) in 25 gocce.

Seduto sul letto, osservo il camice operatorio appena indossato. Mi trovo davvero qui? Un bicchiere di plastica in mano, ho il compitino da assolvere. Sono 25 le gocce di valium da bere. Si dia il via alle procedure di inizio intervento. L’ospedale dorme ancora. Le infermiere attendono stanche il cambio turno e fuori è sempre notte. Non ho saputo attendere il -“…ti chiamo io per la doccia, domattina ti sveglio alle sei…”- : mattiniero e stranamente calmo, come se la faccenda riguardasse altri, ho anticipato i tempi e mi sono lavato con attenzione. Poi, solite sequenze piuttosto automatiche, i pensieri su ciò che mi attende, il controllo finale sugli esiti della depilazione richiesta. Dai, proviamo il sapore del valium! Fatto. Ora non rimane che aspettare. Quel liquido amaro comincia a fare il suo lavoro: mi “perdo via” e mi ridesto. Non vorrei assopirmi e lasciare il controllo. L’infermiera mi chiama da lontano ma in realtà è a mezzo metro da me. Mi fa sedere in carrozzina , mi chiede se sto bene, se sento freddo. Le rispondo qualcosa e lei ride. Cosa le avrò mai detto? Mah! Ci avviamo verso l’appuntamento chirurgico. Corridoio, ascensore, corridoio. Ho la mente che vola via. Cerco di reagire. Ed allora penso ai miei affetti oltre che a quei simpaticoni di medici che l’altro giorno mi hanno coronografato. Probabilmente per mettermi a mio agio e per tranquillizzarmi, facevano gli spiritosi definendo “tangenziale” la mia (neo accertata) particolarità circolatoria e fingevano di accapigliarsi sull’esito del derby imminente. Poi però erano tornati seri nel comunicarmi che non avevano potuto procedere con l’angioplastica causa coronarie ammalate: lunghe, strette e molto occluse. Impianto di bypass da concordare rapidamente con il cardiochirurgo. Oppure? Alternative? Siamo arrivati. Il blocco operatorio di fronte a me, riesco a salire, aiutato, sul lettino mobile. Un po’ dormo, un po’ no. Al braccio la flebo della preanestesia. Presto sarà sonno profondo. Rammento le parole rassicuratorie nel colloquio col Prof. Aldo. Gentile, disponibile ed esauriente mi ha garantito, alla presenza di mia sorella, che l’intervento darà la possibilità di un recupero completo nel volgere di qualche mese, elencando dettagliatamente tutto quello che mi succederà nel post operatorio. Entro in sala operatoria. In attesa. Sento la mia coscienza andarsene. No, ho ancora dei sussulti. Ripenso al paio di risvegli un po’ angosciati delle notti passate: sarò intubato? Sentirò dolore? Avrò fatto la scelta giusta? E allora tablet acceso, ricerche su google: l’intervento si svolge “così e cosá”, i rischi sono “questi”, le aspettative di ripresa sono “tot”. Ansie e respiri profondi. Come anche adesso, su questo lettino. In realtà ora è solo stordimento. Sento qualcuno che mi chiama e mi chiede se riesco a mettermi un po’ più…un po’ più…più…credo sia arrivato momento di fare un po’ di quella sana nanna chimica.

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