Di rotear di asce ed altri misfatti.

“…Paolo, non scrivi più sul blog…”

Già, sono ormai vittima di afonia narrativa inibente. Del resto, se scrivo di me introspettivamente, ho, quasi matematica, la sventura di imbattermi nello/a psicanalista di turno, pronto alla diagnosi risolutiva spicciola. Automaticamente peggio poi, se invece, decido di dedicarmi ad un commento sulla cronaca: tra figli sedicenni che, con amici prezzolati si dilettano ad uccidere a colpi d’ascia i genitori, tra la solita sfilza di donne seviziate con acido o con fuoco dai propri amati compagni, tra i ricorrenti scandali della politica, italiana od internazionale, ci sarebbe così tanta carne al fuoco per pensare ad una sorta di progressiva follia generalizzata. “Non scrivi più…” E ti credo che non lo faccio. Il timore di dover ratificare anche dalla mia pagina ciò che un tempo faceva inorridire e che invece ad oggi sta diventando un qualcosa che “tanto succede”, mi porta al silenzio piuttosto che allo sdegno un po’ scontato. È rassegnazione? Un avallare rammaricato? Un comportamento sbagliato? Non so dirlo: ho bisogno di un semplice digestivo per digerire le cattive notizie…

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